Il territorio comunale di Ponte Nossa copre entrambi i versanti della Val Seriana in corrispondenza della confluenza dei torrenti Nossana e Riso nel fiume Serio, attestandosi a un’altezza compresa tra i 465 e i 1.297 metri del Corno Guazza.
Sull’origine del nome non è ancora stata raggiunta una teoria unitaria. Alcuni fanno risalire il toponimo Nossa alla parola latina alnocea, (da alnus, ontano) per identificare il luogo con le piante che qui crescevano in tempi antichi. Altri indicano noxia o noxsa come parola originaria del nome, derivante dal latino nucea, luogo con presenza di piante di noce.
Di sicuro gli insediamenti umani qui iniziarono già nel VI secolo a.C. quando popolazioni di origine ligure dedite alla pastorizia, fissarono qui la loro residenza. Ai liguri si aggiunsero popolazioni celtiche che consideravano le sorgenti della Nossana come luogo sacro. La vera organizzazione “urbanistica” iniziò solo con la dominazione romana, che suddivisero in centurie il territorio (appezzamenti assegnati a coloni e veterani di guerra), lo bonificarono e iniziarono anche lo sfruttamento minerario del sottosuolo. Questa attività unita alla posizione geografica che poneva Ponte Nossa nella prima zona pianeggiante della valle dopo la strettoia della valle superiore incrementarono i commerci nel piccolo borgo.
Con il crollo dell’Impero Romano subentrò un periodo di instabilità e decadenza, seguito, con l’arrivo dei Longobardi, da un periodo di stabilità e commerci, seppur non così fiorenti come nei tempi passati. Toccò poi ai Franchi diventare padroni della regione, che fu sottoposta al sistema feudale e data in assegnamento prima ai monaci di Tours, poi al Vescovo di Bergamo. In questo periodo sono registrate le prime notizie scritte del borgo, da cui proveniva la nobile famiglia dei Da Nossa che avrebbero influenzato la vita politica e culturale di Bergamo.
La lotta tra guelfi e ghibellini lacera il tessuto sociale della regione con l’esito di spopolarla. Nel XV secolo Bergamo e il suo territorio si dedicano a Venezia che assicura una diminuzione della pressione fiscale e una maggiore autonomia, fattori che garantirono prosperità e tranquillità nei commerci. Nel Cinquecento Ponte Nossa ottenne anche l’indipendenza amministrativa e fu inserito nella circoscrizione della Valle Serina Superiore.
Nel 1797 la Repubblica di Venezia cessa di esistere e Ponte Nossa viene inserito nella Repubblica Cispadana proclamata da Napoleone, che significò per il borgo una riforma amministrativa e venne unito al comune di Parre. Seguì poi la dominazione austriaca sotto il Regno Lombardo-Veneto e infine l’annessione al Regno d’Italia. Con i Savoia l’industria si sviluppò ulteriormente all’insegna dello sfruttamento del materiale siderurgico, in particolare con l’estrazione della calamina, un miscuglio di minerali a base di zinco. A questa attività si affiancò anche l’attività tessile, che si impose come un’attività cardine della regione con la creazione del “Cotonificio Bergamasco”. Con l’apertura della ferrovia della Val Seriana il collegamento con Bergamo e i traffici di merci e passeggeri aumentarono ancora.
A poco a poco però la ricchezza cominciò a diminuire, fino ad arrivare alla definitiva chiusura delle miniere e delle fabbriche tessili. Questo significò per Ponte Nossa spopolamento e calo demografico. Negli ultimi anni c’è stata un riconversione nel settore meccanico, meccanico-tessile e artigianale, basati sul recupero e lo smaltimento delle polveri prodotte dalle acciaierie.
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“PonteNossa nossana 01” di Ago76 – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.