Gorno

Valle Seriana Superiore

Gorno è diviso in più contrade una volta collegate tra loro da mulattiere, oggi da strade carrozzabili. Le contrade sono: Villasio (710 metri) che è il capoluogo del territorio, Erdeno, Riso, Cavagnoli, Calchera, Peroli Alti e Bassi, San Giovanni, Sant’Antonio e Campello. A completare il quadro ci sono le località sparse sulle pendici del monte Grem.

Anche Gorno, come Oneta, viene citato per la prima volta solo a Medioevo inoltrato e per una questione di territori affidati alla chiesa. I canonici di San Martino di Tours cedettero nel 1037 al vescovo di Bergamo beni e terreni nella Val Seriana a “Bondione, Gandellino, Ardesio, Clusone e Gorno”.

Gorno è intimamente legata all’attività di estrazione di minerale dalle miniere, attività già praticata in epoca romana e continuata anche dopo la caduta dell’Impero. L’attività di sfruttamento minerario continuò e si intensificò a partire dal 1482, anno in cui la Repubblica veneta decretò la riapertura sistematica delle miniere. Nell’Ottocento le attività minerarie sono molteplici e tutte floride: nel 1841 viene concesso il diritto minerario a Giovanni Borlini di Chignolo d’Oneta, Pietro Capitanio e Giacomo Suardo  di Trescore, nel 1854 ai casnighesi Pietro Ferrari e Bortolo Perani.

Altre concessioni: nel 1868 a Battista Epis di Oneta. Alla morte di quest’ultimo nel 1874  la miniera passa alla figlia Artemisia, che tre anni dopo la cede alla ditta inglese “Richardson e Comp.” A questa succede la “The English Crown Spelter.” .

Nel secondo dopoguerra le concessioni ai privati vengono trasferite a società italiane. Queste continuano l’attività estrattiva fino al 1982, anno definitivo della chiusura della miniera di Gorno. La depressione economica è immediata, la maggior fonte di reddito della popolazione chiusa.

Comincia così un’opera di riqualificazione degli ex siti minerari con l’istituzione dell’ecomuseo “Miniere di Gorno”, unico nel suo genere e custode della tradizione locale.

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